Gruppo di Pogliano che ha vinto il bando. All’#Op di Rho in primo piano alcune partecipanti del gruppo e sullo sfondo le pareti dell’#Op. Abbiamo le mascherine abbassate e ognuno ha in mano qualcosa. Prima questo gruppo era numeroso e pieno di energia, ora è ridotto e più fragile.

Momento felice

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Durante il mio percorso all’interno del progetto #OltreiPerimetri da operatrice sono sicura che di momenti felici ce ne sono stati tanti. Sicuramente le prime grandi soddisfazioni e la felicità, a livello sia professionale che umano, l’abbiamo raggiunta quando abbiamo iniziato a vedere che le proposte che avevamo progettato e pensato nei vari #Op incontravano e rispondevano a un bisogno della comunità. Quindi iniziavano a trovarsi i primi gruppi, a crearsi i primi laboratori. Quello è stato sicuramente una delle prime grandi soddisfazioni che ho vissuto alla fine del primo anno.

Luogo che mi piace

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Se penso al territorio del Rhodense uno degli spazi – da non abitante del Rhodense – che ho vissuto di più è sicuramente l’#Op. L’#Op in via Meda, e più in generale l’Auditorium, è uno spazio con un sacco di limiti a livello strutturale, ma anche con una grande potenzialità, perché racchiude all’interno una serie di servizi per i cittadini. In particolare l’#Op è sempre stato uno spazio di chiacchiere, di confronto, di accoglienza, informale e vissuto da tanti target di popolazione. Questo per me è sempre stata una ricchezza, un valore, anche se forse per il fatto di non avere un’identità precisa, non è mai stato vissuto a pieno.

Gruppo di Lainate “Dimensione donna”, luglio 2020.

In primo piano tutte le donne che hanno organizzato la serata, sullo sfondo lo spazio ristrutturato e luminoso del job di Lainate. C’è un’atmosfera calda e di festa, come tutte le serate di “Dimensione donna”, si sente l’accoglienza e la cura dei dettagli.

La comunità

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La comunità esiste quando c’è ascolto e accoglienza. Sono sicuramente due elementi fondamentali. L’esperienza che ho fatto nella comunità del Rhodense, da operatrice, mi ha portato spesso a sentirmi accolta e ascoltata e allo stesso tempo ho cercato di portare questi atteggiamenti all’interno delle situazioni che vivevo. L’altro elemento fondamentale è quello della condivisione: mettersi un po’ a nudo e portare avanti i propri bisogni, le proprie richieste, ma allo stesso tempo essere una risorsa e rispondere ai bisogni e alle richieste di qualcun altro.

Equipe #Op, ognuno a casa sua durante il lockdown, aprile 2020.

In primo piano il pc, sullo sfondo le nostre facce serie e forse preoccupate. Erano le prime sperimentazioni di call a distanza, prima le riunioni si facevano in presenza con caffè e risate.

Ora stiamo sperimentando un nuovo linguaggio comunicativo con i suoi pro e contro.

Dal laboratorio nasce

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Sicuramente uno dei primi laboratori che mi ha coinvolto, da operatrice, è stato “l’officina delle idee” di Lainate. Una delle cose più interessanti è stato un sondaggio sul territorio di Lainate per capire quali erano i reali bisogni e le necessità delle famiglie. Un sondaggio che poi è girato nelle scuole, negli asili, nelle scuole dell’infanzia. Questo ci ha portato una serie di dati, che poi abbiamo analizzato con le mamme del gruppo, per capire quali attività potevamo progettare e mettere in campo. Quella che ha funzionato di più è stata il brunch condiviso la domenica mattina. Era uno spazio in cui si poteva trovare tutta la famiglia a condividere con altre famiglie dei momenti e delle esperienze sia di convivialità sia di laboratori (a volte erano diretti ai genitori, a volte ai bambini e altre volte condivisi).

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