Le comunità che costruiamo sono prima di tutto le comunità che immaginiamo, di cui costruiamo un’immagine non solo possibile, ma desiderabile. Fare lavoro di comunità ha voluto dire fare un esercizio collettivo di desiderio. Desideriamo qui e ora qualcosa che ha radici nella nostra storia, ma che si proietta nel futuro.
Nel lavoro con le comunità il futuro è una guida per i cambiamenti che vogliamo e che possiamo operare. Come ci insegnano i futurologi, il tempo dell’azione è un tempo non lineare: non è scandito dalla successione passato, presente, futuro. Piuttosto, è scandito dalla successione passato, futuro, presente. Siamo diventati questo, vogliamo essere così, quindi oggi agiamo in questo modo.
Certo, è un futuro ancora ipotetico e la nostra azione vive di un grande se: se facciamo così, otterremo quello che ci siamo prefissati?
Il lavoro per il futuro che abbiamo immaginato è un lavoro fatto di tentativi, di adattamenti, di correzioni. Più simili a fare del bricolage che a operare come degli ingegneri.
Il bello del futuro è che non sempre si arriva dove si voleva. Nella differenza tra quello che abbiamo immaginato e quello che riusciamo a generare ci sono le informazioni di cui abbiamo bisogno per imparare.
In questa sezione ci sono alcune delle nostre ipotesi su come fare comunità.
Da domani, da oggi.